Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/97

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sempre le cose non stanno in un stato, e di tal sua operazione rimanendo il pontefice molto resentito, potria poi occorrer danno e male assai non solo alla cittá di Bologna, ma anco in specie a lui oratore, qual facea pur professione di esser servitor del papa. Praeterea li discorsi poi sopra la sua persona in specie, affermandoli che el scorreva manifesto pericolo della vita e de captivitá: prima della vita, ché l’era in Fiorenza, dove morivano 500 in 600 al giorno di peste ed aveva giá principiato a scorrer il pericolo; ma, andando per strada, che tutto il Stato de’ fiorentini era infetto, ostarie ed ogni altro luoco, come era il vero, poi conveniva passare per ’l campo nostro e francese, nel quale glie era anco la peste crudelissima; e conveniva, dovendo dapoi andar a Roma, capitar in mani delle genti cesaree, tra le quali ghe è anco la peste, le quali sono genti irregulate e disperate, alle quali i capitani piú tosto obediscono che le genti a’ capitani, e che senza dubbio saria fatto prigione; che non li bastariano quanta robba parenti ed amici l’avea al mondo : unde el dovesse ben pensare al fatto suo e non andare cosí infirmo ed indisposto in tanti pericoli, anzi se poteva dire alla captivitá overo piú tosto alla morte certa, senza speranza di fare alcun bene alla sua patria, anzi per ponerla in servitú de’ barbari, per star poi alla indiscrezion loro e far una tanta offensione al pontefice. Discorrendoli che non aveano da dubitare, perché la liga era potente, le genti della quale erano in terra di Roma e impediriano sempre che li cesarei non potessero venir in Toscana né in Romagna e meno in Lombardia; oltra che, li cesarei erano aviluppati in Roma con la preda e senza danari de loro stipendi, né avevano modo di averne, e senza li quali non potevano far levar le genti, le quali volevano le sue paghe. E, con queste ed altre ragioni, detto oratore remase molto suspeso ; di modo che, dopo molte repliche fra noi, se risolse che lui desiderava di non andare piú oltra, anzi di tornare. Tanto piú che gli alligai come un orator di Mantova era anche lui andato fin al nostro campo per andare alli signori cesarei e, per non aver potuto trovar forma di esser sicuro a passare per ’l campo cesareo, era tornato a dietro; e