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quando venivano a tastarlo anche lui, tirandolo ognuno dalla sua parte. — Fra Mansueto che gli raccomandava in tutta segretezza di guardarsi bene di Scaricalasino, il quale voleva reso conto del pezzo di terra venduto da sua moglie. — Il Padre Lettore che lo incensava lui adesso: — Il merito deve premiarsi. Chi l’avrebbe detto di cos’era capace Vito Scardo se non fosse stato lui? — Lo stesso fra Serafino che veniva a sfogare le sue amarezze, dopo quarant’anni di religione, rimasto sempre a veder salire gli altri e vivere di elemosina — anche per una presa di tabacco! Potete dirlo voi stesso, eh! Che ve ne pare? Non è un’ingiustizia? Allora vuol dire che non arriveremo mai a prendere il mestolo in mano, nè voi nè io!

Fra Giobattista, rassegnato invece, si stringeva nelle spalle. — Eh, tenere il mestolo... al giorno d’oggi.... È un affare serio.... Ci vuol prudenza... ci vuol giustizia.... ci vuol carità. — Tante belle cose. — E al Padre lettore: — Non dubitate. Il vostro tempo è venuto. Ci vogliono uomini in testa e di lettere adesso. E senza di voi.... Guardate, mettessero anche l’ultimo del convento a quel posto, mettessero me, guardate.... Senza il vostro aiuto che