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Gli innamorati 211

valeva due, e non aveva tante arie e tante pretese. Nunziata si fece pregare alquanto, per decenza, e poi disse di sì.

— Giacchè piace a voi, sono contenta io pure.

Nino Badalone era contento anche lui. Veniva alla merceria quasi ogni sera; portava qualche regaluccio, e faceva l’innamorato come e meglio di qualcun altro. Mentre Marzà serviva gli avventori, o schiacciava un pisolino dietro il banco, Nino soffiava all’orecchio della ragazza le stesse cose che le aveva dette Bruno: — Bene mio! — Cuore mio! — E lei ci pigliava gusto egualmente, e la notte poi fra le coltri, diceva fra sè e sè: — È lo stesso, tal quale.

Bruno invece, ch’era rimasto a bocca asciutta, pensava dal canto suo: — Voglio vedere come va a finire!

Passava e ripassava per la stradetta, col garofano in bocca; si sgolava di notte a cantarle dietro l’uscio canzoni d’amore e di sdegno, e quando incontrava la Nunziata, alla messa, invece di farla arrossire, come pretendeva, e di confonderla colle sue occhiatacce, era lui piuttosto che restava minchione e doveva chinare il capo.