Pagina:Verga - Don Candeloro e C., 1894.djvu/220

Da Wikisource.
212 Don Candeloro e C.i


— Ma con quell’altro voglio vedermela davvero — brontolava poi sputando veleno. — Voglio mangiargli il fegato! Voglio berne il sangue.

Di buoni amici ce n’è sempre a questo mondo; sicchè cotesti sproloqui arrivarono all’orecchio di Badalone. Costui era stato soldato, e sapeva il fatto suo. - Bene, — rispose, — vedremo! Chi è buon cane mangia alla scodella.

La domenica di carnevale dai Bozzo ci era un po’ di festino. Bruno vi andò lui pure, colla fisarmonica, per svagarsi, ed anche perchè sapeva che Mastro Nunzio vi avrebbe condotto la figliuola, e voleva vedere come andava a finire. Mentre dunque suonava la fisarmonica e faceva ballare gli amici, arrivò infatti mastro Nunzio, colla Nunziata in gala, e dietro Badalone gonfio come un tacchino.

Se Bruno Alessi in quel momento non fece uno sproposito e potè andare innanzi colla sonata, fu proprio un miracolo, ed anche per non lasciare in asso i ballerini. Per giunta Badalone prese subito la sposa a braccetto, senza dire nè uno nè due, e si mise a ballargli sotto il mostaccio — polche, valzeri, contradanze — Nunziata che si dimenava con bel garbo e gli faceva il visavì, e lui saltando come un pule-