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26 Don Candeloro e C.i

faceva un certo viso come avesse l’anima ai denti, col capo sull’omero e gli occhi di pesce morto; pigliava il tono delle Clorinde e delle Rosamunde per dirgli soltanto: — Bisogna andare per l’olio, Martino. — Guarda che non c’è più legna sotto la mangiatoia...

E quando lavorava accanto a lui, sul palco, con le Artemisie in mano, gli buttava sul viso le parole infocate della parte, cogli occhi neri che mandavano lampi, e le labbra turgide che volevano mangiarselo.

“— O Cieli! Che mai vedo a me dinanzi!... Mio signore.... mio bene!„

— Lavora! lavora, sgualdrinella! — borbottava don Candeloro, allungando delle pedate, quando poteva.

— Com’è vero Dio! t’ho detto che me la pagherà! — rispose Martino fra i denti più di una volta. — “Sì, principessa adorata....„



E gliela fece pagare, un giorno che il principale era andato avanti a procurar la piazza, e la Compagnia e la baracca seguivano dietro su di un carro. Martino e la Violante finsero di smarrirsi per certe