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Le marionette parlanti 25

prova generale colla sua figliuola, la quale si accalorava anch’essa nella parte, e abbandonavasi su di un mucchio di cenci, quasi fossero le rose del giardino incantato, amministrò a tutti e due tal salva di calci e schiaffi da farne passare la voglia anche a dei gatti in gennaio. — Ah bricconi! Ah traditori! V’insegno io!... — La Violante ne portò un pezzo il segno sulla guancia. Ma ormai aveva preso gusto alle monellerie di Martino, sicchè andava a cercarlo apposta dietro le quinte, fra le scene arrotolate, e i cassoni delle marionette, mentre lui smoccolava i lumi per la rappresentazione della sera, o soffiava sotto la marmitta posta su due sassi, nel cortiletto. Gli soffiava fra capo e collo dei sospiri che avrebbero acceso tutt’altro fuoco, pigliandosela colle stelle e coi barbari genitori.

— Sta tranquilla, — disse Martino, — sta tranquilla che me la pagherà.

Adesso era lei che lo stuzzicava, vedendo che il ragazzo, ammaestrato dalle busse, stava all’erta pel principale, coll’orecchio teso e guardandosi intorno prima di allungare le mani verso di lei. Gli portava di nascosto i migliori bocconi; gli serbava, in certi posti designati, il vino rimasto in fondo al fiasco; per rivolgergli le parole più semplici, dinanzi ai suoi,