Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/166

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giorno in cui ella mi amerà sarà un gran male, ci pensi! Se avrò un amante lo dirò a lei pel primo — nient’altro — per provarle la schiettezza dei miei sentimenti, e costringerla a rimanere quello che desidero ch’ella sia per me. Le basta? Potrà promettermi di mantenere sempre dentro cotesti limiti le nostre relazioni? Ella è un uomo d’onore — parta o rimanga.

Alberto rimase alcuni istanti silenzioso. Poscia rispose:

— Ha ragione.

La contessa gli strinse la mano.

— Stasera sono stata bisbetica, e forse anche cattiva — riprese gaiamente. — È affar di nervi; mi perdoni, amico mio. Vuole che le suoni qualche pezzo per ricompensarlo della noia?

— Sì, rispose egli distratto.

L’Armandi si mise al piano, e suonò lungamenie senza interrompersi. Alberti sembrava ascoltasse attentamente, silenziosamente, e quand’ella si alzò, un po’ stanca, non aprì nemmen bocca per ringraziarla.

La donna seduta nell’angolo più oscuro, taceva da un pezzo; il silenzio era profondo; di tanto in tanto un soffio di brezza spingeva verso l’interno del salotto le tende di velo e il profumo dei fiori ch’erano sulla terrazza; dalla finestra aperta vedevasi la superficie del lago incresparsi in strisce argentine.

Infine la contessa si alzò senza dire una parola e andò lentamente sulla terrazza. Alberti la seguì. Si appoggiarono alla balaustrata, guardando il lago. Non si vedeva un lume; mezzanotte suonava lentamente.