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XXXVIII.
Alberti passò una notte terribile. Avea visto, attraverso i vetri di quel balcone, la donna che amava alla follia, accasciata sul canapè, colla testa fra le mani — ella non avea fatto un passo verso di lui, non avea messo un grido, egli non avea potuto stendere le braccia per soccorrerla, o per rapirla alla gelosia del suo rivale; soltanto ciò designava la situazione reciproca con una terribile eloquenza. L’amore di lui esaltavasi al pericolo di lei, al pensiero delle lagrime che non poteva vedere. Fece i più insensati progetti; andò cento volte a spiare le finestre di quella casa. L’indomani seppe che marito e moglie erano partiti all’alba, non si sapeva per dove.
Il giovane ardeva di seguirla, ma dove? Fece tutto quello ch’era possibile di fare per aver notizie di lei; poi sperò che ella gli avrebbe scritto; poi s’accasciò. A