Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/212

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Alberto tacque, e presenti tutto quello che ella dovea dirgli con la sua voce pacata.

Fecero alcuni passi in silenzio. L’Armandi non s’era accorta del braccio che offrivale il marchese.

— Sentite, Alberto, gli disse alfine, dobbiamo separarci.

Ei sentì scoppiargli in cuore, montargli alla testa, affogargli la voce nella gola, tutto ciò che avea sofferto, temuto e sperato per lei — non disse motto, non le rivolse uno sguardo. — Ella gli strinse la mano.

— È necessario! soggiunse.

— Lo volete?

— È necessario. Mio marito mi ha perdonato, ma sa tutto... ed è qui... Cosa volete che faccia?...

Successe una breve pausa.

— A che pensate? diss’ella.

— Penso che veramente non dovete amarmi più, se l’ultima volta che mi vedete potete avere il coraggio di dirmi addio in presenza del vostro fiaccheraio, per impedirmi che almeno vi lasci vedere le mie lagrime.

— Come siete ingiusto!

— È vero, perdonatemi... Soffro tanto! esclamò tristamente e scuotendole le mani.

Ella non rispose, e voltò indietro per ritornare lentamente verso il fiacre che l’aspettava.

— Vi domando un ultimo sacrificio: lasciate Torino.

— Non vi basta che rinunzi a vedervi?

— E mio marito?

— Ebbene, partirò.