Pagina:Verga - Il marito di Elena.djvu/289

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occhi pieni di un’altra immagine, farli mentire nel fissare gli occhi del marito, coll’eco di una parola ardente nelle orecchie, torturarsi il cervello peri trovar una parola d’amore per quest’altro che non si ama più, — il rimorso, l’ostacolo vivente, il giudice, la paura. Tutto ciò con un crescendo in proporzione della colpa che si sente montare al viso come una marea. E quest’altro, l’uomo ingannato, sincero invece, che può guardare in faccia senza finzioni, che può stringere la mano quando vuole e a chi vuole, che può piangere a viso aperto allorchè il cuore gli scoppia d’amarezza o quando gli esulta, eppure è costretto a confessare sottovoce, nel cavo del suo orecchio istesso: — Chi sono io?

Quando il marito offeso non schiaccia la donna sotto il tacco, al primo momento, non ha altro di meglio a fare che prendere il cappello e andarsene. Se la donna ha il tempo di dire due parole, di spargere una lagrima, di fare un gesto, il marito perdona, e nove volte su dieci si rassegna. — Elena sarà ca-