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64 primavera

per la prima volta di non dover nulla della sua bellezza al suo amante.

La domenica, quand’era bel tempo, andavano a spasso fuori la cinta daziaria, o lungo i bastioni, all’Isola Bella, o all’Isola Botta, in una di quelle isole di terraferma affogate nella polvere. Erano i giorni delle pazze spese; sicchè quand’era l’ora di pagare lo scotto, la Principessa si pentiva delle follie fatte nella giornata, si sentiva stringere il cuore, e andava ad appoggiare i gomiti alla finestra che dava sull’orto. Egli veniva a raggiungerla, si metteva accanto a lei, spalla contro spalla, e lì, cogli occhi fissi in quel quadretto di verdura, mentre il sole tramontava dietro l’Arco del Sempione, sentivano una grande e melanconica dolcezza. Quando pioveva avevano altri passatempi: andavano in omnibus da Porta Nuova a Porta Ticinese, e da Porta Ticinese a Porta Vittoria; spendevano trenta soldi e scarrozzavano per due ore come si-