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un processo. 121

e cercavo di condurlo via; quand’ecco quel cristiano lì correre dall’arco della ferrovia, tutto bianco di zolfo, e cogli occhi come uno che ha bevuto, e in due salti ci fu addosso; afferrò il coltello, dal banco dei fichidindia, prima di dire Gesù e Maria....

— Accusato, avete qualche cosa da rispondere alla deposizione del testimonio?

— Nulla, signor presidente. Questa è la verità. —

Allora sorse il pubblico accusatore, togato e solenne, a malgrado della nota mondana dell’alto goletto inglese che gli usciva dal nero della toga; e fulminò il reo colla sua implacabile requisitoria, facendo inorridire i giurati col quadro del vizio abbietto che vive nel fango dei bassi strati sociali per dar l’orrido fiore del delitto senza neppure la febbre della giovinezza, della passione o dell’onore, senza nemmeno la scusa della tentazione o della gelosia. — Il vizio che vive del disonore ed osa ribellarvisi col delitto. — E stendeva verso quel grigio