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124 | un processo. |
miglia sentì turbata la sua digestione dallo smarrimento della colpa, mentre era lì, seduto a giudicare, pensando al ricolto del podere, o al fresco del terrazzino dove lo stava aspettando la famigliuola. Per poco non si udirono degli applausi alla perorazione dell’avvocato. Lo stesso presidente gli fece velatamente i mirallegro.
— Accusato, avete nulla da dire a vostra discolpa? — conchiuse il presidente.
L’accusato si alzò di nuovo, colle braccia penzoloni, lungo la sua stecchita persona, e un gesto vago dell’indice, come d’uomo persuaso di quel che dice.
— Signor presidente, ho ucciso Rosario Testa, devo andare a morte anch’io, com’è scritto nella legge, e va bene. La Malerba, poveretta, è quella che è, e anche ciò va bene. Ma quando me la lasciavano sulla panchina del molo come una scarpa vecchia, chi andava a dirle una buona parola ero io; e a chi ella diceva una buona parola quando aveva il cuore