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vecchia, come se l’avessero punta. — Per lo meno gli avrebbero tagliata la gamba a questo poveretto. Io non ho mai tagliato neppure un pelo in vita mia, grazie a Dio! Tutta grazia che mi dà il Signore! Ora state tranquillo, compare Cosimo, che non avete più bisogno di nulla. —

Ella sputava sul ginocchio enfiato l’empiastro che andava masticando; metteva le stecche e stringeva forte le bende, senza badare agli — ohi! — ciarlando sempre come una gazza. E quand’ebbe terminato si nettò le mani nella criniera ispida e grigia, che le faceva come una cuffia sporca sulla testa.

— Sembra un diavolo quella strega! — ammiccava l’oste allo zio Mommu, il quale stava a guardare col naso malinconico, seduto sullo strapunto, le gambe penzoloni, e sgretolando a poco a poco il suo pane nero.

Lo zio Cosimo s’era lasciato andare di nuovo supino, col viso stralunato e lucente di sudore, accarezzando colla mano il suo ragazzo, e balbettando che non era nulla.