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vagabondaggio. 27


Ma chi gli mise davvero la pulce nell’orecchio fu il Zanno, una volta che lo chiamarono per lo zio Carmine al Biviere. Fin da Pasqua di Rose, i viandanti che venivano a passar la notte allo stallatico, e non lo vedevano come al solito a portar la paglia dal fienile o a riscuotere lo stallaggio, dicevano: — E compare Carmine? — Zio Mommu lo mostrava con un cenno del capo, lungo disteso nel pagliericcio, sotto un mucchio di bisacce; e Misciu, col cappuccio in capo, mangiato dalle febbri anche lui soggiungeva: — Ha la terzana. — Alle volte, quando alla voce riconosceva un conoscente, lo zio Carmine rispondeva con un grugnito: — Son qua. Sono ancora qua. —

Erano quasi sempre le stesse facce stanche che si vedevano passare dinanzi al lumicino moribondo appeso al travicello, e tiravano fuori dalla bisaccia la scarsa merenda, accoccolati su di un basto, masticando adagio adagio. Lo zio