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il maestro dei ragazzi. 77

tre scopava la scuola o faceva cuocere il magro desinare, nel cortiletto cieco che serviva da cucina. E sotto l’influenza di tutto quel medio evo, la preoccupazione dolorosa della sua disavvenenza e della sua povertà manifestavasi in modo grottesco, con ricciolini artificiosi sulla fronte, trecce spioventi sulle spalle, sgonfi medioevali ai gomiti del vestito e gorgiere inamidate.

— Che è l’ultimo figurino quello? — le aveva chiesto un giorno la più elegante e la più crudele delle sue compagne.


Lui solo — tanto tempo addietro! adesso era impiegato alla Pretura Urbana — quanti palpiti! quanta dolcezza! quanti sogni! Ed ora più nulla, allorchè lo incontrava per caso, carico di moglie e di figliuoli! Allora era un giovinetto smunto, con grandi occhi pensosi che stavano a guardare i «vortici delle danze» dal vano di un uscio, come dall’alto, da cento mi-