Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/110

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alti lordavano con un fumo nero il cielo di Brahma, — vero pugno nel paese del sogno!

Indi la notte giunse, e, in mezzo agli ululati delle tigri, degli orsi, dei lupi che fuggivano dinanzi alla locomotiva, il treno passò a gran velocità, e non si vide più nulla delle meraviglie del Bengala, nè Golconda nè Gur in rovina, nè Murshedabad, che fu in passato capitale, nè Burdwan, nè Hugly, nè Shandernagor, questo punto francese del territorio indiano, sul quale Gambalesta sarebbe stato orgoglioso di veder sventolare la bandiera della sua patria!

Infine, alle sette del mattino, Calcutta era raggiunta. Il piroscafo, in partenza per Hong-Kong, non levava l’áncora che a mezzogiorno. Phileas Fogg aveva dunque cinque ore disponibili.

Giusta il suo itinerario, il nostro gentleman doveva giungere nella capitale delle Indie il 25 ottobre, ventitrè giorni dopo aver lasciato Londra, vi giungeva al giorno fissato. Nè ritardo nè anticipazione. Sfortunatamente, i due giorni da lui guadagnati a Londra e Bombay erano stati perduti, come i lettori sanno, in questa traversata della penisola indiana, ma è da supporre che Phileas Fogg non li rimpiangesse.