Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/112

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gni Inglese, la legge è sacra. Gambalesta con le sue abitudini francesi volle discutere, ma il policeman lo toccò con la sua bacchetta, e Phileas Fogg gli fe’ cenno d’obbedire.

«Questa giovane signora può accompagnarci? chiese il signor Fogg.

— Faccia pure,» rispose il policeman.

Il policeman condusse il signor Fogg, mistress Auda e Gambalesta verso un palki-ghari, specie di carrozza a quattro ruote ed a quattro posti, tirata da due cavalli. Si partì; nessuno parlò durante il tragitto, che durò venti minuti circa.

La carrozza percorse dapprima la «città nera,» dalle vie strette, fiancheggiate da casupole nelle quali brulicava una popolazione cosmopolita, sucida e cenciosa; indi attraversò la città europea, rallegrata da case di mattoni, ombreggiata da alberi di cocco, irta di filari di alberi in mezzo ai quali trascorrevano già, ad onta dell’ora mattutina, cavalieri eleganti e magnifici equipaggi.

Il palki-ghari si arrestò dinanzi ad una abitazione di apparenza semplice, ma che non doveva essere destinata agli usi domestici. Il policeman fece scendere i suoi prigionieri — si poteva davvero dar loro questo nome — e li condusse in una camera dalle finestre ad inferriate, dicendo loro:

«Alle otto e mezzo voi comparirete dinanzi al signor giudice Obadiah.»

Indi egli si ritirò e chiuse la porta.

«Ecco lì! siamo presi!» esclamò Gambalesta abbandonandosi sopra una sedia.

Mistress Auda, volgendosi subito al signo