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— Mi rincresce, rispose il piloto, ma è impossibile.
— Vi offro cento sterline (2500 franchi) al giorno, e un premio di 200 sterline, se giungo a tempo.
— Dite sul serio? domandò il piloto.
— Seriissimo,» rispose il signor Fogg.
Il piloto si era tratto in disparte. Egli guardava il mare, evidentemente combattuto tra il desiderio di guadagnare una somma enorme e la tema di avventurarsi così lontano. Fix era in angosce mortali.
In quel frattempo il signor Fogg erasi volto verso mistress Auda.
«Non avrete paura, signora? le chiese egli.
— Con voi, no, signor Fogg,» rispose la giovine donna.
Il piloto erasi di bel nuovo avanzato verso il gentleman, e si girava il cappello tra le mani.
«Ebbene, piloto? disse il signor Fogg.
— Ebbene, Vostro Onore, rispose il piloto, non posso arrischiare nè i miei uomini, nè me, nè voi stesso, in un sì lungo tragitto sopra un battello di venti tonnellate appena, e in questa stagione. D’altra parte, non giungeremmo a tempo, poichè ci sono milleseicento cinquanta miglia da Hong-Kong a Yokohama.
— Milleseicento sole, disse il signor Fogg.
— Fa lo stesso.»
Fix sentì allargarsi i polmoni.
«Ma, aggiunse il piloto, ci sarebbe forse mezzo di aggiustarsi diversamente.»
Fix non respirò più.
«Come? domandò Phileas Fogg.
— Andando a Nagasaki, all’estremità sud del Giappone, mille e cento miglia, o soltanto sino Shangai, ottocento miglia da Hong-Kong. In quest’