Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/185

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coronata da parecchi trofei di banderuole, e le cui pareti esterne rappresentavano senza prospettiva, ma in colori sfacciati, un’intera compagnia di bagatellieri.

Era lo stabilimento dell’onorevole Batulcar, specie di Barnum americano, direttore di una compagnia di saltimbanchi, bagatellieri, pagliacci, acrobati, equilibristi, ginnasti, che, secondo il manifesto, dava le sue ultime rappresentazioni prima di lasciare l’impero del Sole per gli Stati dell’Unione.

Gambalesta entrò sotto un peristilio che precedeva la baracca, e chiese del signor Batulcar. Comparì il signor Batulcar in persona.

«Che volete? diss’egli a Gambalesta, cui prese a tutta prima per un indigeno.

— Avete bisogno di un servo? domandò Gambalesta.

— Un servo, esclamò il Barnum, accarezzando il folto pizzo grigio che assiepava il suo mento, io ne ho due, obbedienti, fedeli, che non mi lasciarono mai, e che mi servono per niente, a patto ch’io li nutra. Ed eccoli qua, aggiunse egli, mostrando le sue due braccia robuste, rigate da vene grosse come corde di contrabbasso.

— Sicchè, io non posso esservi utile a nulla?

— A nulla.

— Cospetto! pure mi sarebbe convenuto tanto di partir con voi.

— O che! disse l’onorevole Batulcar, voi siete giapponese com’io sono una scimmia! Perchè dunque siete vestito a codesto modo?

— Eh! ognuno si veste come può!

— Quest’è vero. Siete un Francese, voi?

— Sì, Parigino di Parigi.