Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/187

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studiare una parte, ma egli doveva prestare l’appoggio delle sue solide spalle nel grande esercizio del «grappolo umano» eseguito dai Lunghi-Nasi del dio Tengù. Codesta great attraction della rappresentazione doveva chiudere la serie degli esercizii.

Prima delle tre, gli spettatori avevano invaso la vasta baracca. Europei ed indigeni, Cinesi e Giapponesi, uomini, donne e fanciulli, si precipitavano sulle strette panchette e nei palchi che facevano fronte alla scena. I musicanti eransi ritirati nell’interno, e l’orchestra, al completo, gong, tam-tam, nacchere, flauti, tamburelli e gran casse, suonava furiosamente.

Questa rappresentazione fu ciò che sono tutti codesti spettacoli di acrobati. Ma convien pure confessare che i Giapponesi sono i primi equilibristi del mondo. Uno, munito del suo ventaglio e di pezzetti di carta, eseguiva l’esercizio tanto grazioso delle farfalle e dei fiori. Un altro, col fumo odoroso della sua pipa, tracciava rapidamente in aria una serie di parole azzurrognole, che formavano un complimento all’indirizzo dell’assemblea. Questi giuocava con delle candele accese, che spense successivamente quando passarono dinanzi alle sue labbra e ch’egli riaccese l’una all’altra senza interrompere un solo istante il suo giuoco di prestigio. Quegli riproduceva col mezzo di trottole giranti le più inverosimili combinazioni; sotto la sua mano quegli arnesi susurroni parevano animarsi di vita propria nella loro interminabile giravolta; correvano sopra cannuccie di pipa, sopra tagli di sciabola, sopra fili di ferro, veri capelli tesi da una parte all’altra della scena; facevano il giro di grandi vasi di cristallo, salivano scale di bambù, si smarrivano in tutti i canti; producevano effetti armonici dei più