Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/19

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non dormiva fuori di casa, che non viaggiava, che non si assentava mai, neppure un giorno, doveva convenirgli appuntino. Si presentò e fu ammesso nelle circostanze che il lettore conosce.

Gambalesta, — scoccate le undici e mezzo, — si trovava dunque solo nella casa di Saville-row. Senz’altro ne incominciò l’ispezione. La percorse dalla cantina al granaio. Quella casa pulita, ordinata, severa, puritana, ben organizzata pel servizio, gli piacque. Gli fece l’effetto di un bel guscio di lumaca, ma di un guscio rischiarato e scaldato dal gas, poichè l’idrogeno carburato vi bastava a tutti i bisogni di luce e di calore. Gambalesta trovò senza fatica, al secondo piano, la camera che eragli destinata. Essa gli convenne. Dei campanelli elettrici e dei tubi acustici la mettevano in comunicazione con gli appartamenti dell’ammezzato e del primo piano. Sul caminetto, una pendola elettrica corrispondeva con la pendola della camera da letto di Phileas Fogg, e i due congegni segnavano in uno stesso istante il medesimo minuto secondo.

«La mi va, la mi va d’incanto!» disse tra sè Gambalesta.

Egli notò pure, nella sua camera, una tabellina affissa al muro, al disopra della pendola. Era il programma del servizio quotidiano. Comprendeva, — dalle otto del mattino, ora regolamentare in cui si alzava il signor Phileas Fogg, sino alle undici e mezzo, ora in cui egli usciva di casa per andar ad asciolvere al Reform-Club, — tutte le particolarità del servizio: il thè e i crostini dalle otto e ventitrè, l’acqua per la barba dalle nove e trentasette, la teletta dalle dieci meno venti, ecc.. Poi, dalle undici e mezzo del mat-