Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/21

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CAPITOLO III.


NEL QUALE S’IMPEGNA UNA CONVERSAZIONE

CHE POTRÀ COSTAR CARO A PHILEAS FOGG.


Phileas Fogg aveva lasciato la sua casa di Saville-row alle undici e mezzo; e dopo avere posto milletrecentosettantacinque volte il piede destro innanzi al piede sinistro, e milletrecentosettantasei volte il piede sinistro innanzi al piede destro, giunse al Reform-Club, vasto edificio eretto in Pall-Mall, e la cui costruzione costò non meno di tre milioni.

Phileas Fogg si recò subito nella sala da pranzo, le cui nove finestre si aprivano sopra un bel giardino dagli alberi già indorati dall’autunno. Quo, egli prese posto alla tavola abituale dove già l’aspettava la sua posata; la sua colazione si componeva di un antipasto, di un pesce lessato condito con una reauding sauce di prima qualità, di un rosbeef scarlatto acidulato da condimenti musheron, di un pasticcio farcito di cime di rapontico e di lamponi verdi, di un pezzo di chester, il tutto inaffiato da qualche tazza di un tè specialmente raccolto pel consumo del Reform-Club.

A mezzodì e quarantasette, il nostro gentleman si alzò e si avviò verso la gran sala, sontuoso hall, adorno di dipinti riccamente incorniciati. Ivi, un servo gli diede il Times non tagliato, di cui Phileas Fogg operò il laborioso spiegamento con sicurezza di mano che dinotava una grande abitudine di sì difficile operazione. La lettura di quel giornale occupò Phileas Fogg sino alle tre e quarantacinque, e quella del Daily Telegraph, — che gli succedette, — durò sino al