Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/229

Da Wikisource.

e poco irrequieta e poco curiosa. Ad ogni modo, Fix credette aver trovato cotesto mezzo, poichè, da lì a pochi istanti, egli disse a Phileas Fogg:

— Come sono lunghe e lente, o signore, le ore che si passano in ferrovia!

— Infatti, rispose il gentleman, ma passano.

— A bordo dei piroscafi, ripigliò l’ispettore, voi avevate l’abitudine di fare il vostro whist?

— Sì, rispose Phileas Fogg, ma qui sarebbe difficile. Non ho nè carte nè compagni.

— Oh! le carte troveremo certamente da comperarle. Si vende di tutto nei vagoni americani. Quanto ai compagni, se per caso, signora....

— Certamente, signore, rispose vivamente la giovane donna, io conosco il whist. Ciò fa parte dell’educazione inglese.

— Ed io, ripigliò Fix, ho qualche pretesa a cotesto giuoco. Dunque potremo giocare in tre col morto....

— Come volete, signore, rispose Phileas Fogg, contentissimo di tornare al suo giuoco favorito, anco in ferrovia.

Gambalesta fu spedito alla ricerca dello steward, e ritornò subito con due mazzi completi, marche, gettoni e una tavoletta coperta di panno. Non ci mancava nulla. Il giuoco incominciò. Mistress Auda conosceva discretamente il whist e ricevette anzi dei complimenti dal severo Phileas Fogg. Quanto all’ispettore, egli era di primissima forza, e degno di tener testa al gentleman.

— Ora, disse tra sè Gambalesta, lo teniamo. Non si moverà più!

Alle undici del mattino, il treno era giunto al punto di spartizione delle acque dei due oceani. Er