Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/234

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«Sì, pensò egli, ma c’è un’altra cosa molto più semplice da fare, e questa gente non se la sogna neppure!... Signore, diss’egli a uno dei viaggiatori, il mezzo proposto dal macchinista mi pare un po’ arrischiato, ma....

— Ottanta probabilità! rispose il viaggiatore, voltandogli le spalle.

— So bene, rispose Gambalesta rivolgendosi ad un altro gentleman, ma una semplice riflessione....

— Che riflessioni! è inutile! rispose l’Americano interpellato scrollando le spalle, giacchè il macchinista assicura che si passerà!

— Non c’è dubbio, ripigliò Gambalesta, si passerà, ma sarebbe forse più prudente....

— Che! Che prudente! esclamò il colonnello Proctor, che questa parola, udita a caso, fece scattare. A grande velocità! La capite? A grande velocità!

— So... capisco... ripeteva Gambalesta, cui nessuno lasciava terminare la sua frase, ma pare sarebbe, se non più prudente, giacchè la parola vi scotta, almeno più naturale....

— Chi? che? cosa? Vada a contarla ad altri col suo naturale!...» si gridava da tutte le parti.

Il poveraccio non sapeva più da chi farsi ascoltare.

«Avete forse paura? gli domandò il colonnello Proctor.

— Io paura! esclamò Gambalesta. Ebbene, sia! Farò vedere a questi signori che un Francese può essere tanto Americano quanto loro!

— In vettura! in vettura! gridava il conduttore.

— Sì! in vettura, ripeteva Gambalesta, in vettura! E subito! Ma io crederò sempre che sar