Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/233

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gioco.

Però Gambalesta si trovava nella necessità di prevenirlo, ed a testa bassa, egli si dirigeva verso il vagone, quando il macchinista del treno, — un vero yankee, chiamato Forster, — alzando la voce disse:

«Signori, ci sarebbe forse un mezzo di passare.

— Sul ponte? chiese un viaggiatore.

— Sul ponte.

— Col nostro treno! domandò il colonnello.

— Col nostro treno.»

Gambalesta si era fermato, e divorava con gli occhi le parole del macchinista.

«Ma il ponte minaccia rovina! ripigliò il conduttore.

— Non monta, rispose Forster. Io credo che lanciando il treno col suo maximum di velocità, si avrebbero delle probabilità di passare.

— Diavolo!» fece Gambalesta.

Ma un certo numero di viaggiatori era stato immediatamente sedotto dalla proposta. La piaceva specialmente al colonnello Proctor. Questo rompicollo trovava la cosa fattibilissima. Egli ricordò anzi che certi ingegneri avevano avuto l’idea di passare i fiumi «senza ponte» con dei treni rigidi lanciati a tutta celerità, ecc. E, in fine dei nodi, tutti gli interessati nella questione si schierarono col parere del macchinista.

«Abbiamo cinquanta probabilità di passare, diceva uno.

— Sessanta, diceva l’altro.

— Ottanta!... novanta su cento!»

Gambalesta era sbalordito, quantunque fosse pronto a tentar tutto per operare il passaggio del Medicine-creek; ma il tentativo gli pareva un po’ troppo «americano.»