Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/240

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— Io dico sei mesi, rispose garbatamente il signor Fogg, e sarò esatto al convegno.

— Scappatoie, signor mio! esclamò Stamp Proctor. Subito o non più.

— Sia, rispose il signor Fogg. Andate a Nuova York?

— No.

— A Chicago?

— No.

— A Omaha?

— Poco v’importa! Conoscete Plum-Creek?

— No, rispose il signor Fogg.

— È la stazione prossima. Il treno vi sarà fra un’ora. Vi si arresterà dieci minuti. In dieci minuti si possono scambiare alcuni colpi di revolver.

— Sia, rispose il signor Fogg. Mi fermerò a Plum-Creek.

— Io credo anzi che vi rimarrete! aggiunse l’Americano con insolenza senza pari.

— Chi sa, signore!» rispose Fogg, e rientrò nel suo vagone freddo come il solito.

Qui, il gentleman incominciò col rassicurare mistress Auda, dicendo che i fanfaroni non sono mai da temere. Indi pregò Fix di fargli da testimonio nello scontro che stava per aver luogo. Fix non poteva rifiutare, e Phileas Fogg ripigliò tranquillamente il suo giuoco interrotto, giocando picche con calma perfetta.

Alle undici, il fischio della locomotiva annunciò l’appressarsi della stazione di Plum-Creek. Il signor Fogg si alzò, e, seguito da Fix, si recò sul passatoio. Gambalesta lo accompagnava, portando un paio di revolver. Mistress Auda era rimasta nel vagone, pallida come una morta.

In quella, la porta dell’altro vagone si