Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/239

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rsonaggio.

Mistress Auda era diventata pallida. Tutto il sangue le affluiva al cuore. Ella aveva afferrato il braccio di Phileas Fogg, che la respinse dolcemente. Gambalesta era pronto a scagliarsi contro l’Americano, che guardava il suo avversario con aria più che mai insultante. Ma Fix si era alzato e, affrontando il colonnello Proctor, gli disse:

«Voi dimenticate che sono io con cui avete a che fare, signore, io che avete non solo ingiurato, ma percosso!

— Signor Fix, disse il signor Fogg, vi chiedo perdono, ma la faccenda riguarda me solo. Pretendendo che avevo torto di giocar picche, il colonnello mi ha fatto una nuova ingiuria, e me ne renderà ragione.

— Quando vorrete e dove vorrete, rispose l’Americano, ed all’arma che vi piacerà!»

Mistress Auda tentò invano di contenere il signor Fogg. L’ispettore tentò inutilmente di riappiccare il diverbio per conto suo. Gambalesta voleva gettare il colonnello dallo sportello, ma un cenno del suo padrone lo fermò. Phileas Fogg lasciò il vagone, e l’Americano lo seguì sul passatoio.

«Signore, disse il signor Fogg al suo avversario, ho molta fretta di tornare in Europa, e un ritardo qualunque pregiudicherebbe i miei interessi.

— E che importa a me? rispose il colonnello Proctor.

— Signore, ripigliò con molta garbatezza il signor Fogg, dopo il nostro incontro a San Francisco, io avevo formato il progetto di venirvi a trovare in America, non appena avessi sbrigato gli affari che mi chiamano sul continente antico.

— Davvero?

— Volete darmi convegno fra sei mesi?

— Perchè non fra sei anni?