Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/257

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— No, in slitta, rispose Fix, in slitta a vela. Un tale mi ha proposto questo mezzo di trasporto.»

Era l’uomo che aveva parlato all’ispettore di polizia durante la notte, e di cui Fix aveva rifiutato l’offerta.

Phileas Fogg non rispose a Fix, ma, avendogli Fix mostrato l’uomo in discorso che passeggiava dinanzi alla stazione, il gentleman mosse verso di lui. Da lì ad un istante, Phileas Fogg e quell’Americano, chiamato Mudge, entravano in una capanna costruita ai piedi del forte Kearney.

Ivi il signor Fogg esaminò un certo singolare veicolo, specie d’impannata, fissata sopra due lunghe travi, un po’ rialzate sul dinanzi come le suole di una slitta, e sulla quale cinque o sei persone potevano pigliar posto. Al terzo dell’impannata, a prora, si rizzava un albero altissimo, sul quale s’infioriva un’immensa randa. Questo albero, solidamente sostenuto da sartie metalliche, tendeva uno straglio di ferro che serviva da ghindare un fiocco di grande dimensione. A poppa, una specie di timone permetteva di dirigere il congegno.

Era, come si vede, una slitta attrezzata a sloop. Durante l’inverno, sulla pianura gelata, quando i treni sono fermati dalle nevi, questi veicoli fanno dei tragitti sommamente rapidi da una stazione all’altra. Essi sono per altro prodigiosamente invelati, — ancor più di quanto può esserlo un cutter di corsa esposto a capovolgersi, — e, vento a poppa, sdrucciolano alla superficie delle praterie, con una rapidità uguale, se non superiore, a quella dei treni diretti.

In pochi minuti un contratto fu stipulato tra il signor Fogg e il padrone di quell’imbarcazione di terra. Il vento era buono e soffiava dall’ovest in