Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/258

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gagliarda brezza. La neve si era indurita, e Mudge si vantava di condurre il signor Fogg in poche ore alla stazione d’Omaha. Colà sono frequenti i treni e numerose le vie che conducono a Chicago e a Nuova York. Non era impossibile che il ritardo fosse riguadagnato. Non c’era dunque da esitare. Bisognava tentare l’avventura.

Il signor Fogg, non volendo esporre mistress Auda alle torture di un tragitto all’aria aperta, con quel freddo reso ancor più insopportabile dalla celerità, le propose di rimanere sotto la custodia di Gambalesta alla stazione di Kearney. L’onesto giovane sarebbe incaricato di ricondurla in Europa per una strada migliore ed in condizioni più accettabili.

Mistress Auda rifiatò di separarsi dal signor Fogg, e Gambalesta si sentì felicissimo di questa determinazione. Infatti, per nulla al mondo egli avrebbe voluto lasciare il suo padrone, dacchè Fix doveva accompagnarlo.

Se poi si volesse sapere ciò che pensasse allora l’ispettore di polizia, sarebbe difficile il dirlo. La sua convinzione era alla scossa dal ritorno di Phileas Fogg, e lo riputava egli un mariuolo di primissima forza, che, compiuto il giro del mondo, doveva credere che sarebbe affatto sicuro in Inghilterra? Forse l’opinione di Fix rispetto a Phileas Fogg era infatti modificata; ma egli era sempre deciso a fare il suo dovere, e il più impaziente di tutti a sollecitare il ritorno in Inghilterra.

Alle otto, la slitta era pronta a partire. I viaggiatori, — si potrebbe dire i passeggieri, — vi pigliavano posto e si avviluppavano strettamente nelle loro coperte da viaggio. Le due immense vele erano alzate, e sotto l’impulso del vento il veicolo filava sulla neve indurita, con una rapidità di quaranta miglia all’ora.

La distanza che separa il Forte Kea