Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/261

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la slitta a vele, e, quindi, il solo mezzo che vi fosse di portarsi ad Omaha in tempo utile. Ma, chi sa per quale presentimento, egli si tenne nella sua riserva abituale.

Ad ogni modo, una cosa che Gambalesta non dimenticherebbe mai, era il sacrificio che il signor Fogg aveva fatto, senza esitare, per strapparlo dalle mani dei Siù. Con ciò, il signor Fogg aveva arrischiato sostanza e vita... No! il suo servo non lo dimenticherebbe!

Mentre ciascuno dei viaggiatori era assorto in riflessioni tanto diverse, la slitta volava sull’immenso tappeto di neve. Se passava qualche creek, affluente o sub-affluente del Little-blue-river, nessuno se n’accorgeva. I campi e i corsi d’acqua sparivano sotto una bianchezza uniforme. La pianura era assolutamente deserta. Compresa tra l’Union-Pacific-road e il tronco che deve congiungere Kearney a San Giuseppe, essa formava come una grande isola disabitata. Non un villaggio, non una stazione, neppure un forte. Di tanto in tanto si vedeva passare come un lampo qualche albero smorfioso, il cui scheletro bianco si torceva sotto la brezza. A volte, stormi di uccelli selvatici si alzavano a volo. A volte anco, de’ lupi di praterie, a frotte numerose, magri, affamati, spinti da un bisogno feroce, lottavano in velocità con la slitta. Allora Gambalesta, col revolver in mano, si teneva pronto a far fuoco sui più vicini. Se qualche accidente avesse allora fermato la slitta, i viaggiatori, assaliti da quei feroci carnivori, avrebbero corso i maggiori pericoli. Ma la slitta tirava via, non tardava a spingersi innanzi, e in breve tutta la torma urlante rimaneva indietro.

A mezzodì, Mudge riconobbe da certi segni ch’egli