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CAPITOLO XXXII.
Nel quale Phileas Fogg lotta a corpo a corpo con la mala sorte.
Partendo, il China pareva aver menato via l’ultima speranza di
Phileas Fogg.
Infatti nessuno degli altri piroscafi che fanno il servizio diretto tra l’America e l’Europa, nè i Transatlantici francesi, nè le navi del White-Star-line, nè gli steamers della Compagnia Imman, nè quelli della linea amburghese, nè altri non potevano secondare i progetti del nostro gentleman.
Infatti, il Pereiere, della Compagnia transatlantica francese, — i cui ammirabili battelli uguagliano in celerità e superano in comodità tutti quelli delle altre linee, senza eccezione, — non partiva che da lì a due giorni, il 14 dicembre. E poi, al pari di quelli della Compagnia amburghese, non andava direttamente a Liverpool o a Londra, ma all’Havre a Southampton, mettendo il signor Fogg in ritardo, ed annullando con ciò i suoi ultimi sforzi.
Quanto ai piroscafi Imman, uno dei quali, il City-of-Paris, partiva la domane, non era da pensarci. Queste navi sono particolarmente destinate al trasporto