Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/265

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degli emigranti, le loro macchine sono deboli, navigano tanto a vela che a vapore, e la loro velocità è mediocre. Essi impiegavano al tragitto da Nuova York all’Inghilterra più tempo di quanto ne rimanesse al signor Fogg per guadagnar la sua scommessa.

Di tutto ciò il nostro gentleman si chiarì completamente consultando il suo Bradshaw, che gli indicava, giorno per giorno, i movimenti della navigazione transoceanica.

Gambalesta era annichilito. Aver mancato il piroscafo di quarantacinque minuti, ciò lo uccideva. Era colpa sua, tutta sua, che, invece di aiutare il suo padrone, non aveva cessato di seminare ostacoli sulla sua strada! E quando riandava con la mente tutti gli incidenti del viaggio, quando addizionava le somme spese senza il menomo guadagno e nel suo solo interesse, quando pensava che quell’enorme scommessa, aggiungendovi le spese enormi di quel viaggio divenuto inutile, rovinava completamente il signor Fogg, egli si colmava d’improperii.

Il signor Fogg non gli fece però alcun rimprovero, e lasciando il molo dei piroscafi transatlantici, egli non disse che queste parole:

«Domani provvederemo. Venite.»

Il signor Fogg, mistress Auda, Fix, Gambalesta attraversarono l’Hudson nel Jersey-city-ferry-boat, e salirono in una cittadina, che li condusse all’albergo S. Nicola in Broadway (via larga). Delle camere furono poste a loro disposizione, e la notte trascorse, corta per Phileas Fogg che dormì un sonno perfetto, ma lunga assai per mistress Auda ed i suoi compagni, ai quali l’agitazione non permise di riposare.