Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/272

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loro i nomi più teneri e le bevande più gradite. Per lui, essi manovravano come tanti gentlemen, e i fochisti riscaldavano come tanti eroi. Il suo buon umore, molto comunicativo, invadeva tutti. Egli aveva dimenticato il passato, le noie, i pericoli. Egli non pensava che alla meta, sì vicina ad essere raggiunta, e talvolta bolliva d’impazienza, come se fosse riscaldato dai fornelli dell’Henrietta. Spesso altresì il degno giovane girava intorno a Fix, lo guardava con occhio «che la diceva lunga!» ma non gli parlava, perchè non esisteva più alcuna intimità fra i due antichi amici.

Peraltro Fix, diciamolo pure, non ci capiva più nulla! La conquista dell’Henrietta, la compra del suo equipaggio, quel Fogg che manovrava come un vecchio marinaio, tutto codesto complesso di cose lo sbalordiva. Egli non sapeva più che pensare! Ma, pensandoci su, un gentleman che incominciava col rubare cinquantacinquemila sterline poteva ben finire col rubare un bastimento. E Fix fu naturalmente tratto a credere che l’Henrietta, diretta da Fogg, non andasse niente affatto a Liverpool, ma in qualche punto del mondo in cui il ladro, divenuto pirata, si porrebbe tranquillamente al sicuro! Questa ipotesi, bisognava confessarlo, era più che plausibile, e il detective incominciava a pentirsi seriamente di essersi imbarcato in quest’affare.

Quanto al capitano Speedy, egli continuava ad urlare nel suo camerino, e Gambalesta, incaricato di provvedere al suo vitto, non lo faceva se non pigliando le più grandi precauzioni, per vigoroso ch’ei fosse. Il signor Fogg, invece, non aveva neanche l’aria di sognarsi che ci fosse un capitano a bordo.