Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/275

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or Fogg.

Gambalesta aveva capito. Egli fu colto da un’inquietudine mortale.

Il carbone stava per mancare!

«Ah! se il mio padrone rimedia a questa, disse tra sè, decisamente sarà una cima d’uomo!»

Ed avendo incontrato Fix, egli non potè trattenersi dal renderlo informato della situazione.

«Allora, gli rispose l’agente a denti stretti, voi credete che andiamo a Liverpool!

— Diamine!

— Imbecille!» rispose l’ispettore, che se n’andò scrollando le spalle.

Gambalesta fu sul punto di ribattere seccamente il qualificativo, di cui non poteva per altro comprendere il vero significato; ma pensò che lo sfortunato Fix doveva essere rammaricatissimo, umiliatissimo nel suo amor proprio, dopo di avere così scioccamente seguito una falsa traccia intorno al mondo, e gli perdonò.

Ed ora che decisione stava per pigliare Phileas Fogg? Era difficile ad immaginare. Pure pare che il flemmatico gentleman ne pigliasse una, poichè la sera stessa fe’ chiamare il macchinista e gli disse:

«Alimentate i fuochi e fate via sino al completo esaurimento del combustibile.»

Da lì a pochi istanti, il camino dell’Henrietta vomitava torrenti di forno.

Il bastimento continuò dunque a camminare a tutto vapore; ma appunto come lo aveva annunziato, due giorni dopo, il 18, il macchinista fece sapere che il carbone mancherebbe nella giornata.

«Non si lascino smorire i fuochi, rispose il signor Fogg. Al contrario si carichino le valvole.»

Quel giorno, verso mezzodì, dopo d’aver preso