Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/282

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tutta quella disgrazia! Infatti, perchè mai aveva celato quell’avventura al signor Fogg? Quando Fix avea rivelato e la sua qualità d’ispettore di polizia e la missione di cui era incaricato, perchè s’era pigliata la responsabilità di non avvertire il suo padrone? Questi, avvertito, avrebbe senza dubbio dato a Fix le prove della sua innocenza; gli avrebbe dimostrato il suo errore; ad ogni modo, non avrebbe scarrozzato a sue spese ed alle sue calcagna quel malaugurato agente, la cui prima cura era stata di arrestarlo al momento in cui metteva il piede sul suolo del Regno Unito. Pensando alle sue colpe, alle sue imprudenze, il povero giovine era colto da irresistibili rimorsi. Egli piangeva, faceva pena a vedere. Voleva spaccarsi la testa!

Mistress Auda e lui erano rimasti, ad onta del freddo, sotto il peristilio della dogana. Essi non volevano nè l’una nè l’altro moversi di là. Volevano rivedere ancora una volta il signor Fogg.

Quanto al nostro gentleman, egli era irremissibilmente rovinato, e ciò al momento che stava per toccare la meta. Quell’arresto lo perdeva senza rimedio. Giunto a mezzodì meno venti a Liverpool, il 21 dicembre, egli aveva tempo sino alle dieci e quarantacinque minuti per presentarsi al Reform-Club, cioè undici ore, — e non gliene occorrevano che sei per andare a Londra.

In quel momento, chi fosse penetrato nel posto della dogana, avrebbe trovato il signor Fogg, immobile, seduto sopra una panca di legno, senza ira, ed ancora impassibile. Rassegnato, veramente no; ma quest’ultimo colpo non aveva potuto commoverlo, almeno in apparenza. Che si fosse addensato in lui uno di