Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/292

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oglie?»

Il signor Fogg, a questa parola, erasi alzato a sua volta. C’era come un riflesso insolito ne’ suoi occhi, come un tremito sulle sue labbra. Mistress Auda lo guardava. La sincerità, la rettitudine, la fermezza e la soavità di quel bello sguardo di una nobile donna che osa tutto per salvare colui al quale deve tutto, lo sorprese dapprima, indi lo penetrò. Egli chiuse gli occhi un istante, come per evitare che quello sguardo s’avanzasse dippiù.... Quando li riaprì:

«Io vi amo! diss’egli semplicemente. Sì, in verità, per tutto quanto c’è di più sacro al mondo, io vi amo e sono tutto vostro!

Ah!...» esclamò mistress Auda, portandosi la mano al cuore.

Gambalesta fu chiamato. Venne subito. Il signor Fogg teneva ancora la mano di mistress Auda nella sua. Gambalesta capì, e la sua larga faccia brillò come il sole allo zenit delle regioni tropicali.

Il signor Fogg gli chiese se non sarebbe troppo tardi per andar ad avvertire il reverendo Samuele Wilson, della parrocchia di Mary-le-Bone.

Gambalesta sorrise del suo miglior sorriso.

«Mai troppo tardi» diss’egli.

Non erano che le otto e cinque minuti.

«Sarà per domani, lunedì! diss’egli.

— Per domani, lunedì? chiese il signor Fogg guardando la giovane donna.

— Per domani, lunedì!» rispose mistress Auda.

Gambalesta uscì a gambe levate.