Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/299

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Egli non poteva parlare.

«Che c’è? chiese il signor Fogg.

— Padron mio... balbettò Gambalesta... matrimonio... impossibile.

— Impossibile?

— Impossibile... per domani...

— Perchè?

— Perchè domani... è domenica!...

— Lunedì, rispose il signor Fogg.

— No... oggi... sabato....

— Sabato? impossibile!

— Sì, sì, sì! esclamò Gambalesta. Vi siete sbagliato di un giorno!... Siamo giunti ventiquattr’ore prima... ma non ci rimangon che dieci soli minuti!...»

Gambalesta aveva afferrato il suo padrone pel colletto, e lo trascinava con una forza irresistibile.

Phileas Fogg, preso così d’assalto, senza aver il tempo di riflettere, lasciò la casa, saltò in un cab (cittadina), promise cento sterline al cocchiere e dopo avere schiacciato due cani e investito cinque carrozze, giunse al Reform-Club.

L’orologio segnava lo otto e quarantacinque quando egli apparve nel gran salone....

Phileas Fogg aveva compiuto il giro del mondo in ottanta giorni!

Phileas Fogg aveva guadagnato la sua scommessa di ventimila sterline!

Ed ora, come mai un uomo così esatto, così meticoloso, aveva egli potuto commettere quell’errore di giorno? Come si credeva egli al sabato sera, 21 dicembre, quando sbarcò a Londra, mentre non era che il venerdì, 20 dicembre, settantanove giorni soltanto dopo la sua