Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/35

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vidimazioni apposte sopra un passaporto che porto con me a questo scopo, vi permetteranno, al ritorno, di verificare il mio itinerario.

— Oh! signor Fogg, rispose garbatamente Gualtiero Ralph, era inutile. Siamo garantiti dal vostro onore di gentiluomo!

— Lo sarete meglio così, disse il signor Fogg.

— Non dimenticate che dovrete essere di ritorno!... obbiettò Andrew Stuart....

— Fra ottanta giorni, rispose il signor Fogg, il sabato, 21 dicembre 1872, a otto ore e quarantacinque minuti della sera. A rivederci, signori.

Alle otto e quaranta Phileas Fogg e il suo servo presero posto nello stesso scompartimento. Alle otto e quarantacinque, si udì un fischio e il treno si pose in cammino.

La notte era nera. Cadeva una pioggia minuta. Phileas Fogg, rannicchiato nel suo angolo, non parlava. Gambalesta, ancora sbalordito, si stringeva macchinalmente al petto il sacco delle banconote.

Ma il treno non aveva oltrepassato Syden-ham, quando Gambalesta gettò un grido di disperazione!

— Che avete! domandò Phileas Fogg.

— C’è che... nella mia precipitazione... nel mio turbamento... ho dimenticato....

— Che cosa?

— Di spegnere il becco a gas della mia camera!

— Ebbene, caro mio, rispose freddamente il signor Fogg, esso arde per conto vostro!