Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/34

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Gambalesta, come se ventimila sterline fossero state in oro e di un peso considerevole.

Il padrone e il servo discesero allora, e la porta di strada fu chiusa a doppio giro.

Una stazione di carrozze si trovava all’estremità di Saville-row. Il signor Phileas Fogg ed il suo servo salirono in un cab (cittadina) che si diresse rapidamente verso lo scalo di Charing-Cross, a cui metteva capo una delle diramazioni del South Eastern railway.

Alle otto e venti, il cab si fermò al cancello della stazione. Gambalesta balzò a terra. Il suo padrone lo seguì e pagò il cocchiere.

In quel momento, una povera mendicante, che teneva un fanciullo per mano a piedi nudi nel fango, coperta da un cappello svecchiato da cui pendeva una piuma miserabile, uno sciallo a brandelli sui suoi cenci, si avvicinò al signor Phileas Fogg e gli chiese l’elemosina.

Phileas Fogg trasse di tasca le venti ghinee guadagnate poc’anzi al whist, e presentandole alla mendicante:

— Prendete, buona donna, diss’egli, io sono contento di avervi incontrata!

Indi tirò innanzi.

Gambalesta ebbe come un senso d’umidità agli occhi. Il suo padrone aveva fatto un passo nel suo cuore.

Il signor Fogg e lui entrarono ben tosto nella gran sala della stazione. Lì, Phileas Fogg diede a Gambalesta l’ordine di prendere due biglietti di prima classe per Parigi. Indi, volgendosi indietro, egli vide i suoi cinque colleghi del Reform-Club.

— Signori, io parto, diss’egli, e le diverse