Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/45

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Pur circolando in mezzo a quella gente, Fix, per abitudine della sua professione, scrutava i passanti con una rapida occhiata.

Erano allora le dieci e mezzo.

«Non arriverà mai questo piroscafo! esclamò egli udendo suonare l’orologio del porto.

— Non può esser lontano, rispose il console.

— Quanto tempo si fermerà a Suez? chiese Fix.

— Quattr’ore. Il tempo occorrente ad imbarcare il suo carbone. Da Suez ad Aden, all’estremità del Mar Rosso, si contano milletrecentodieci miglia, e bisogna far provvista di combustibile.

— E da Suez, questo piroscafo va direttamente a Bombay?

— Direttamente, senza interruzione alcuna.

— Ebbene, disse Fix, se il ladro ha preso questa strada e questo battello, dev’essere nel suo piano di sbarcare a Suez, affine di portarsi per altra via nei possedimenti olandesi o francesi dell’Asia. Egli deve ben sapere che non sarebbe al sicuro nell’India che è terra Inglese.

— Eccetto che non sia un uomo di prima forza rispose il console. Voi lo sapete, un delinquente inglese è sempre meglio nascosto a Londra di quel che potrebb’essere all’estero.»

Fatta questa riflessione, che diè molto da pensare all’agente, il console tornò ne’ suoi uffici posti a poca distanza. Fix rimase solo, colto da un’impazienza nervosa, col bizzarro presentimento che il suo ladro dovesse trovarsi a bordo del Mongolia, — e in verità se quel furfante aveva lasciato l’Inghilterra coll’intenzione di portarsi al Nuovo Mondo, la via delle Indie, meno sorvegliata o più difficile a so