Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/48

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CAPITOLO VII.


Che prova una volta di più l’inutilità dei passaporti in materia di polizia.


L’ispettore ridiscese sul molo e si diresse rapidamente verso gli uffici del console. Dietro sua urgente domanda, egli fu subito introdotto presso quel funzionario.

«Signor console, gli diss’egli senz’altro preambolo, ho gravi ragioni per credere che il nostro uomo abbia preso passaggio a bordo del Mongolia.»

E Fix narrò ciò ch’era avvenuto tra quel servo e lui circa il passaporto.

«Bene, signor Fix, rispose il console, non sarei malcontento di vedere la faccia di quel furfante. Ma forse egli non si presenterà al mio ufficio se è quegli che voi supponete. Un ladro non ama lasciar dietro di sè le traccie del suo passaggio, e poi, la formalità dei passaporti non è più obbligatoria.

— Signor console, rispose l’agente, se è un uomo di prima forza come convien supporre, verrà!

— A far vidimare il suo passaporto?

— Sì. I passaporti non servono mai ad altro che ad impacciare le persone oneste ed a favorire la fuga dei bricconi. Vi assicuro che questo sarà in regola; ma spero bene che voi non lo vidimerete....

— E perchè no? Se il passaporto è regol