Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/50

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— Son pronto a soddisfarvi, signore.

E il console, avendo firmato e datato il passaporto, vi appose il suo bollo. Il signor Fogg pagò i diritti di vidimazione, e, dopo aver freddamente salutato, uscì seguito dal suo domestico.

«Ebbene? chiese l’ispettore.

— Ebbene, rispose il console, egli mi ha l’aria di un perfetto galantuomo.

— Possibile, rispose Fix; ma non si tratta di questo. Vi pare, signor console, che quel flemmatico gentleman rassomigli lineamento per lineamento al ladro di cui ho ricevuto i connotati?

— Ne convengo; ma lo sapete, tutt’i connotati....

— Io ci voglio veder chiaro, rispose Fix, il servo mi sembra meno indecifrabile che il padrone: inoltre è un francese che non potrà frenarsi dal parlare. A rivederla, signor console.»

Ciò detto, l’agente uscì e si pose alla ricerca di Gambalesta.

Intanto il signor Fogg, lasciando la casa consolare, erasi diretto verso il molo d’imbarco. Lì, egli diede alcuni ordini al suo servo; poi, s’imbarcò in una lancia, tornò a bordo del Mongolia e si ritrasse nel suo camerino! Prese allora il suo taccuino, che conteneva le seguenti annotazioni:

«Lasciato Londra, mercoledì 2 ottobre, ore 8 e 45 m., sera.

«Giunto a Parigi, giovedì 3 ottobre, ore 7 e 20 m., mattina.

«Lasciato Parigi, giovedì, ore 8 e 40 m., mattina.

«Giunto pel Moncenisio a Torino, venerdì 4 ottobre, ore 6 e 35 m., mattina.

«Lasciato Torino, venerdì, ore 7 e 20 m., mattina.

«Giunto a Brindisi, sabato 5 ottobre, ore 4, sera.