Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/80

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orologi che hanno la smania di anticipare; essi avevano prematuramente annunziato il compimento della linea. I viaggiatori conoscevano per la maggior parte questa interruzione della strada, e scendendo dal treno, si erano impadroniti dei veicoli d’ogni sorta che possedeva la borgata, palkigari a quattro ruote, carrette tirate da zebù, specie di buoi a gobbe, carri da viaggio somiglianti a pagode ambulanti, palanchini, cavallini, ecc. Cosicchè il signor Fogg e sir Francis Cromarty, dopo aver cercato in tutta la borgata, ritornarono senz’aver trovato nulla.

«Andrò a piedi, disse Phileas Fogg.»

Gambalesta, che raggiungeva allora il padrone, fece una smorfia significativa, considerando le sue magnifiche ma insufficienti pantofole. Fortunatamente anch’egli era stato in giro, ed esitando un po’:

«Signore, disse, credo di aver trovato un mezzo di trasporto.

— Quale?

— Un elefante! Un elefante che appartiene ad un Indiano che abita a cento passi da qui.

— Andiamo a veder l’elefante,» rispose il signor Fogg.

Di lì a cinque minuti, Fogg, sir Francis Cromarty e Gambalesta giungevano vicino ad una capanna attigua ad un recinto chiuso da alte palizzate. Nella capanna c’era un Indiano, e nel recinto un elefante. Dietro loro domanda, l’Indiano introdusse il signor Fogg ed i suoi due compagni nel recinto.

Ivi, eglino si trovarono alla presenza di un animale, mezzo addomesticato, che il suo proprietario allevava per farne non una bestia da soma, ma una bestia da combattimento. A questo fine, egli