Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/81

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aveva incominciato a modificare il carattere naturalmente dolce dell’animale, in modo da condurlo gradatamente a quel parossismo di furore chiamato mutsh in lingua indù, e ciò nutrendolo durante tre mesi di zucchero e di burro. Questo trattamento può parere inadatto a dare tal risultato; pure è usato con successo dagli allevatori. Per gran fortuna del signor Fogg, l’elefante in discorso era stato assai di recente posto a quel regime, ed il mutsh non si era ancora dichiarato.

Kiunì — tal era il nome della bestia — poteva, come tutti i suoi congeneri, fornire per lungo tempo un’andatura rapida, ed in mancanza di altra cavalcatura, Phileas Fogg risolse di adoperarlo.

Ma gli elefanti costano cari nell’India, dove cominciano a diventar rari. I maschi, che solo convengono alle lotte dei circhi, sono grandemente ricercati. Questi animali non si riproducono che raramente, quando sono ridotti allo stato di domesticità, dimodochè per procurarsene non c’è altro mezzo che la caccia. Laonde essi sono oggetti di grandi cure; e quando il signor Fogg chiese all’indiano se voleva noleggiargli il suo elefante l’Indiano rifiutò recisamente.

Fogg insistette ed offrì per la bestia un prezzo eccessivo, dieci sterline (250 franchi) all’ora. Rifiuto. Venti sterline? Rifiuto ancora. Quaranta sterline? Rifiuto sempre. Gambalesta trasaliva ad ogni aumento d’offerta. Ma l’Indiano non si lasciava tentare.

E sì che la era una bella somma. Ammettendo che l’elefante impiegasse quindici ore per andare ad Allahabab, erano seicento sterline (15,000 franchi) che dovea fruttare al suo proprietario.

Phileas Fogg, senz’animarsi in nessun m