Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/134

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dubbio attraverso il granito. Insomma, quel lago altro non era che un’immensa vasca, che s’era a poco alla volta riempita collo scolo del rivo, e bisognava che il soverchio si versasse in mare con qualche cascata. Se così era, l’ingegnere pensava che sarebbe forse facile cosa trar partito di quella cascata, e servirsi della sua forza, perduta ora senza profitto per nessuno. Si continuò adunque a seguir le rive del lago Grant, risalendo l’altipiano, ma dopo d’aver percorso ancora un miglio in questa direzione, Cyrus Smith non aveva potuto scoprire il versatojo che pur doveva esistere.

Erano allora le quattro e mezzo, i preparativi del desinare richiedevano che i coloni entrassero nelle loro abitazioni; onde il piccolo drappello rifece i propri passi, e per la riva sinistra della Grazia, Cyrus Smith ed i suoi compagni giunsero ai Camini. Colà fu acceso il fuoco, e Nab e Pencroff, ai quali spettavano naturalmente le funzioni di cuciniere, ad uno nella sua qualità di negro, all’altro come marinajo, prepararono, in un batter d’occhio, braciuole di agutis, alle quali fu fatto grande onore.

Finito il pasto, al momento in cui ognuno stava per abbandonarsi al sonno, Cyrus Smith trasse di tasca piccoli campioni di minerali di diverse specie, e si limitò a dire:

— Amici, questo è minerale di ferro, questo è pirite, questo argilla, questo calce e questo carbone; ecco ciò che ne dà la natura, ecco la sua parte nel lavoro comune; a domani la nostra.

FINE DEL VOLUME PRIMO.