Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/166

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— Bene, rispose Cyrus Smith, ne faremo dei mantici da fucina.

— Mantici da fucina! esclamò Pencroff; ebbene, ecco foche che hanno avuto fortuna.

Era infatti un mantice, necessario per il trattamento del minerale, che l’ingegnere contava di fabbricare colla pelle di questi anfibî. Essi erano di mezzana statura, poichè la loro lunghezza non passava i sei piedi; nella testa rassomigliavano a cani.

Siccome era inutile caricarsi d’un peso così grande come quello dei due animali, Nab e Pencroff risolvettero di scuojarli addirittura, intanto che Cyrus Smith ed il reporter finivano di esplorare l’isoletta.

Il marinajo ed il negro se la cavarono abilmente dalla loro operazione, e tre ore dopo Cyrus Smith aveva a propria disposizione due pelli di foca che faceva conto di adoperare tal quali senza prima conciarle.

I coloni dovettero aspettare che il mare avesse ribassato, ed attraversando il canale rientrarono nei Camini.

Non fu picciol lavoro quello di stendere le pelli sopra quadri di legno e di cucirle per mezzo di fibre in guisa da potervi accogliere l’aria senza lasciarne sfuggir troppa.

Bisognò far molti tentativi inutili. Cyrus Smith non aveva a sua disposizione se non le due lame d’acciajo provenienti dal collare di Top; pure fu così abile, ed i compagni lo ajutarono con tanta intelligenza, che tre giorni dopo la piccola colonia contava fra le proprie ricchezze un mantice destinato a spingere l’aria in mezzo al minerale al momento di trattarlo col calore — condizione indispensabile per la riuscita dell’operazione.

Fu il 20 aprile di buon’ora che incominciò il “periodo metallurgico,” come lo chiamò il reporter nelle sue note. L’ingegnere era determinato, come