Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/174

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potuto scavare un’abitazione in questo muro ad una certa altezza, in guisa da metterla fuori di portata! Questo sì che ci avrebbe convenuto! Mi par di vederla. Una bella facciata rimpetto al mare, cinque o sei camere....

— Con porte e finestre, disse Harbert ridendo.

— Ed una scalinata per andar su, aggiunse Nab.

— Ridete! esclamò il marinajo, e perchè? Che vi ha di impossibile nella mia proposta? Non abbiamo forse picconi e zappe? Forse che il signor Cyrus non saprà fabbricare la polvere per far scoppiare una mina? Non è vero, signor Cyrus, che voi farete della polvere il giorno che ne avremo bisogno?

L’ingegnere aveva ascoltato l’entusiastico Pencroff mentre sviluppava i suoi disegni alquanto fantastici. Assalire quella massa di granito, anche a colpi di mina, sarebbe stato un lavoro erculeo, ed era veramente spiacevole che la natura non avesse fatto la parte più aspra di tale bisogna; ma l’ingegnere rispose solo proponendo di esaminare più attentamente la muraglia dalla foce del rivo fino all’angolo che la terminava.

Si uscì adunque, e l’esplorazione fu fatta per due buone miglia con estrema cura; ma la parete liscia non mostrò in alcun luogo una qualsiasi cavità. I nidi dei colombi che svolazzavano sulla sua cima non erano in realtà che buchi fatti nella cresta medesima e sull’orlo frastagliato del granito.

Era cosa spiacevole in vero, e quanto ad assalire quella massa sia col piccone, sia colla polvere, per aprirvi un cavo sufficiente, non bisognava nemmeno pensarci. Il caso aveva fatto che su tutta quella parte del litorale, Pencroff scoprisse il solo ricovero temporaneamente abitabile, vale a dire i Camini, che si trattava di abbandonare. Finita l’esplorazione, i coloni si trovavano all’angolo nord della muraglia, dove essa terminava con dolci pendii.