Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/209

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mai. Era dunque sovra sè stessi, sovra sè stessi soltanto che i coloni dovevano contare, poichè la distanza dell’isola Lincoln da ogni altra terra era tale, che arrischiarsi sopra un battello di costruzione mediocre doveva essere cosa grave e perigliosa.

Ma, come diceva il marinajo, essi superavano di cento cubiti i Robinson d’una volta, per i quali tutto era un miracolo da fare. Infatti essi sapevano, e l’uomo che sa riesce là dove altri vegeterebbero e perirebbero inevitabilmente.

Harbert si segnalò nei lavori; egli era intelligente ed operoso, comprendeva presto ed eseguiva bene, e Cyrus Smith s’affezionava sempre più a questo giovinetto, il quale sentiva per l’ingegnere una viva e rispettosa amicizia. Pencroff vedeva bene la stretta simpatia che si formava fra quei due esseri, ma non ne era punto geloso. Nab era sempre Nab, invariabile, vale a dire il coraggio, lo zelo, l’affezione, l’abnegazione personificati. Egli aveva nel suo padrone la medesima fede di Pencroff, ma la manifestava meno rumorosamente. Quando il marinajo si accendeva, Nab aveva sempre l’aria di rispondere:

“Ma se è la cosa più naturale!”

Del resto Pencroff e lui si amavano molto e non avevano tardato a darsi del tu. Quanto a Gedeone Spilett, egli prendeva la sua parte del lavoro comune e non era certo il più disadatto; il che meravigliava sempre un poco il marinajo. Pensate: Un giornalista abile non solamente a comprendere, ma ad eseguire ogni cosa!

La scala fu definitivamente preparata il 28 maggio. Non vi si contavano meno di cento gradini sopra un’altezza perpendicolare di ottanta piedi. Cyrus Smith aveva potuto felicemente dividerla in due parti, approfittando di uno strappiombo della muraglia che faceva sporgenza ad una quarantina di piedi da terra. Codesta sporgenza, accuratamente livellata col pic-