Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/219

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venti a venticinque piedi, e di cui alcuni alberi squadrati coll’accetta bastarono a formare tutta l’ossatura. Fu l’opera di pochi giorni. Stabiliti i ponti, Nab e Pencroff ne approfittarono per andare fino all’ostricaja, che era stata scoperta al largo delle dune. Essi avevano trascinato seco una specie di carro grossolano, che sostituiva l’antico graticcio, veramente troppo incomodo, e riportarono alcune migliaja di ostriche, il cui allevamento si compiè rapidamente in mezzo a quelle roccie che formavano altrettanti parchi naturali alla foce della Grazia. Quei molluschi erano di qualità eccellente, ed i coloni ne fecero una consumazione quasi quotidiana.

Come si vede, l’isola Lincoln, benchè i suoi abitanti non ne avessero esplorato che una piccolissima porzione, provvedeva di già a quasi tutti i bisogni, ed era probabile che, frugata in ogni angolo più riposto, in tutta quella parte boschiva che si stendeva dalla Grazia fino al promontorio del Rettile, essa prodigherebbe nuovi tesori.

Una sola privazione, però, tormentava i coloni dell’isola Lincoln. Il nutrimento azotato non mancava loro, e nemmeno i prodotti vegetali che dovevano temperarne l’uso; le radici legnose dei dragoni, posti a fermentare, davano loro una bevanda acidula, specie di birra, molto preferibile all’acqua pura; essi avevano anche fabbricato dello zucchero senza canne nè barbabietole, raccogliendo il liquore distillato dall’acer saccarinum, specie di acero della famiglia delle acerinee, che cresce in tutte le zone temperate, e che abbondava nell’isola; facevano un thè molto gradevole, adoperando le monarde raccolte nella conigliera; infine avevano sale in abbondanza, il sale che è il solo dei prodotti minerali che entri nelle alimentazioni... se non che mancava il pane.

Forse col tempo i coloni potrebbero sostituire questo alimento con qualche equivalente: farina di sagù o fe-